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C’era una volta un antieroe

Posted by sterte su 29 giugno 2007

Oggi mi sento come il personaggio di uno pseudobiutifùl, nella fattispecie sono il 60enne consapevole di non amare più la moglie da tempo e di essere ormai abituato a tirare avanti, che si sveglia una mattina e decide che basta, meglio tardi che mai, vuole chiedere il divorzio e liberarsi di quel peso, ormai la noia, le incomprensioni e le delusioni superano di gran lunga la gioia l’amore e la passione di anni e anni fa, vai a sapere quando, e vai a sapere se quel periodo è esistito realmente.

Dopo essere arrivato secondo al premio per la più grossa banalità mai scritta mi accingo a spiegare il perchè, sia dell’essermi classificato, sia del non essere riuscito a vincere: Dylan Dog!

Ormai da tempo il mio ex fumetto preferito si trascina tra storie involontariamente comiche, plagi di film e libri vari dove viene cambiato solo il nome e il volto del personaggio principale, numerosi proclami di storie speciali, che di speciale hanno la bruttezza, e l’incoerente, vista la palese mancanza di idee, ma avida pubblicazione di sempre nuove collane parallele. Il personaggio ormai della geniale idea iniziale ha solo le fattezze, per il resto, come riassume un mio amico “Dylan Dog vota per la margherita”.

È uscito in questi giorni il numero 250. Secondo la Bonelli numero speciale perchè interamente a colori e perchè sceneggiato da Tiziano Sclavi, evento ormai piuttosto raro. Dal mio punto di vista questo numero è speciale per ben altri motivi:

  • L’aumento di prezzo di 20 centesimi, senza nemmeno un tentativo di spiegazione/giustificazione come succedeva per gli aumenti degli anni passati.
  • La totale insulsaggine della storia (ma ahimè questo si poteva dire già da tempo con una certa regolarità)
  • La presenza di una citazione di Fabrizio De André totalmente incoerente e quasi fastidiosa… e rendere fastidioso De André non è certo impresa facile!

Ci pensavo da tempo ma mai troppo seriamente, ma questa è stata la classica goccia. Il numero uscito mi ha deluso, per non dire schifato, e smettere la collezione con una cifra tonda, e col numero “speciale” 250, la farà sembrare meno monca.

Probabilmente chi non colleziona fumetti starà ridendo o pensando a quale psichiatra consigliarmi, ma il rapporto che si instaura tra un fumetto e un collezionista, neanche troppo fissato, come me è un rapporto estremamente complesso, altrimenti non ricorderei come fosse ieri il numero 58 “La clesidra di pietra” abbandonato in un lettino al mare e letto per curiosità; lo speciale numero 5 “La casa degli uomioni perduti” trovato in edicola pochi giorni dopo e da li in poi l’apuntamento fisso tutti i mesi in edicola cominciando a rompere le scatole all’edicolante almeno due giorni prima dell’uscita effettiva; la gioia, mista a rimpianto, di recuperare i numeri mancanti attraverso le ristampe; l’attesa per l’uscita del film Dellamorte Dellamore; l’esaltazione quando la prima volta che sono andato a Londra ho soggiornato, per puro caso in Craven Road (ma non al numero 7); l’insistenza coi miei genitori per chiamare il nostro cane Dylan… per citare solo alcuni ricordi più o meno stupidi legati a Dylan Dog.

Siamo cresciuti insieme, io male e lui peggio, invecchieremo da soli, e probabilmente io morirò con Dylan Dog andreottianamente ancora squallidamente pubblicato (questa banalità si è classificata terza).

Il mese prossimo quando vedrò in edicola il numero 251 probabilmente lo prenderò, lo sfoglierò, ma sperò che avrò la forza di rimetterlo a posto, e magari tornare a casa a leggermi un numero storico (leggi, più o meno tutti, dal 100 in giù).

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